Il presidente dell’Anac, Giuseppe Busia, ha presentato la sua relazione annuale al parlamento, lanciando un allarme soprattutto per il Pnrr: «La scadenza del Pnrr incombe. Nonostante l'accelerazione impressa negli ultimi mesi preoccupa l'andamento della spesa: in alcuni settori ancora inferiore al 30 per cento delle risorse destinate, secondo i dati diffusi dalla Corte dei conti lo scorso marzo».

Per questo, «cruciale sarà la creazione di un collegamento tra il Pnrr e gli altri finanziamenti europei e nazionali, affinché i progetti più strategici possano proseguire, soprattutto nei settori dove si registrano i maggiori ritardi».

Busia ha fatto un quadro della situazione in materia di contratti pubblici e corruzione: «Già nel 2024, su un totale di oltre 270 miliardi di importo complessivo, si rileva una flessione del mercato dei contratti pubblici rispetto al 2023, con un calo più rilevante nei lavori, che registrano una riduzione del 38,9 per cento».

Quanto allo stato di trasparenza delle procedure, Busia ha sottolineato la sua «preoccupazione» per il crescere degli affidamenti non concorrenziali tra 135 e 140mila euro, «più che triplicato rispetto al 2021, quando il valore-limite era di 75.000 euro», e continuano ad essere «troppi» anche gli affidamenti diretti, la cui incidenza numerica sul totale del 2024 «è risultata essere di circa il 98 per cento».

L’abuso d’ufficio e corruzione

Quanto al rischio di conflitto di interesse, «capaci di minare la credibilità delle istituzioni», Busia ha sottolineato che a fronte dei vuoti di tutela lasciati dall’abrogazione dell’abuso d’ufficio «non c’è stata compensazione con un rafforzamento delle tutele amministrative», come il governo aveva annunciato, e anzi «dopo la riduzione di tutele sul conflitto di interessi operata dal Codice dei contratti pubblici si è registrato un progressivo indebolimento delle garanzie amministrative poste a presidio dell'indipendenza e correttezza dell'agire pubblico».

Quanto alla corruzione, «è cruciale la sollecita approvazione della Direttiva anticorruzione europea che, speriamo, preservi il disegno della Commissione e divenga così un potente strumento per rilanciare l'Europa come meta ideale per chi intenda investire in una crescita sana e sostenibile».

Anche su questo il presidente ha attaccato la scelta del governo di abrogare le regole sull’inconferibilità degli incarichi «non solo non risolve le criticità da noi evidenziate dopo la pronuncia della Corte costituzionale del 5 marzo 2024, ma apre anche un vuoto di tutela per le funzioni amministrative di livello locale, quelle più prossime al cittadino, con una evidente disparità di trattamento rispetto alle funzioni svolte a livelli territoriali superiori».

In merito alla nuova legge del decreto Pa, «invece di affrontare tali criticità, si è ridotto da tre ad un anno il termine di separazione temporale dalle cariche in potenziale conflitto, in modo identico per tutti gli organi collegiali delle pubbliche amministrazioni, senza tenere conto dell'estrema diversificazione del loro ruolo».

Insomma, le carenze aprono le porte a rischi di conflitti di interesse, aumentati anche dall’assenza di una «disciplina organica delle lobby», ancora più urgente vista la limitazione del reato di traffico di influenze illecite.

Una regolamentazione delle lobby, infatti, sarebbe «a vantaggio sia dei portatori di interessi, che vedrebbero riconosciuto il loro ruolo; sia degli stessi decisori istituzionali, politici o dirigenti, che, per prendere decisioni informate, hanno necessità di un dialogo trasparente con la società civile, in tutte le sue espressioni».

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