Gli obiettivi di riduzione nel settore civile del Disposition Time (il tempo medio necessario per concludere un procedimento) ben difficilmente potranno essere raggiunti. Alla fine del 2024, dopo quattro anni di impegno, si era arrivati ad un calo del 20,1 per cento, quando tra un anno e mezzo dovremmo arrivare al 40
Il Pnrr per la giustizia è strategico e può essere l’occasione per una vera riforma della giustizia, eliminando l’arretrato ed abbattendo i tempi processuali, la cui eccessiva durata è il vero problema della giustizia italiana.
Partiamo dai dati. Dal Monitoraggio statistico degli indicatori Pnrr del Ministero della Giustizia 2024 emerge un trend positivo: Disposition Time in calo del 20,1 per cento nel settore civile e del 28 per cento nel penale, anche se in rallentamento rispetto agli anni precedenti.
Ma al di là dei dati va sottolineato che gli Uffici giudiziari sono stati positivamente “costretti” ad imparare un metodo che andrà ben oltre al Pnrr: - attenzione al dato, alla sua qualità e alle performance dell’ufficio, - creazione di servizi dedicati ai monitoraggi, - pianificazione ed azione in vista di un obiettivo ben definito, - possibilità di organizzare il proprio lavoro per team. Conquista irreversibile acquisita dagli uffici giudiziari. Inoltre le migliaia di giovani laureati dell’Ufficio per il processo inseriti in Tribunali e Corti potranno essere la nuova generazione di giuristi e diventeranno i nuovi magistrati, avvocati, dirigenti, funzionari. Un investimento per il futuro che il nostro Paese ha fatto.
Dai dati 2024 risulta con chiarezza come, mentre gli obiettivi relativi al settore penale e probabilmente anche all’arretrato civile potranno essere raggiunti, è difficilissimo che ciò avvenga per il DT civile. Siamo ad una riduzione del 20 per cento dei tempi dopo quattro anni di impegno nel PNRR giustizia, quando tra un anno e mezzo dovremmo arrivare al 40 per cento.
L’arretrato
Quanto all’arretrato invece i risultati sono ampiamente positivi: nell’ultimo anno sono stati definiti ben 277.592 procedimenti nei Tribunali e 48.429 nelle Corti, con un ritmo quindi ben superiore anche rispetto a quello auspicato dal Ministero. Questo testimonia che la priorità data dagli uffici giudiziari è stata quella di eliminazione dell’arretrato e spiega anche la stasi delle definizioni.
Per la prima volta dal 2009 si ha un aumento delle iscrizioni civili nei Tribunali (+12,4 per cento) dopo una serie storica in calo costante (dai 3.317.758 sopravvenuti del 2009 ai 1.518.877 del 2023 - riduzione del 64,22 per cento).
Le cause di questo incremento paiono settoriali e non derivanti da ragioni macroeconomiche – normalmente il contenzioso aumenta in fasi espansive – dato che l’aumento si concentra nelle materie dei diritti della cittadinanza (+ 89 per cento), della protezione internazionale (+ 65,7 per cento), del lavoro (+ 14,6 per cento) e delle ATP previdenziali (+ 9 per cento). La variazione assoluta in queste quattro materie è di ben 94.474 cause ovvero il 6,1 per cento di tutte le cause iscritte!
Per la prima volta dopo 14 anni il tasso di smaltimento nei Tribunali non è positivo e c’è stato un calo delle definizioni del 9,9 % sul 2019 e dello 0,4 per cento rispetto al 2023. Dopo il fortissimo inevitabile calo avutosi nel 2020, si è avuto un rimbalzo nel 2021, per poi assestarsi su di un quadro sostanzialmente statico. Calo che affonda in diverse ragioni: - la priorità data dagli uffici giudiziari dopo il 2020 all’arretrato, grazie anche all’opera dell’Ufficio per il processo con definizioni che valgono ben più di 1, - la crescente scopertura degli organici dei magistrati (nel 2024 circa il 15 per cento), - le continue modifiche processuali che hanno imposto tempi di studio ed adeguamento, - la stanchezza di uffici giudiziari ormai da anni sotto stress e con continue spinte produttivistiche, - un clima di continue accuse alla magistratura che non ha consentito un lavoro sereno.
la disomogeneità
La realtà non è omogenea a livello nazionale, con un’enorme forbice. Il Disposition Time oscilla per le Corti per il civile tra i 252 giorni di Trieste ed i 951 di Palermo e per il penale tra i 159 giorni di Bolzano ed i 1085 di Firenze, mentre per i Tribunali va dai 166 giorni di Vercelli ai 1207 di Trieste per il civile e dai 60 giorni di Messina ai 2077 di Lanusei per il penale. Queste differenze dipendono da diversi fattori: - la varietà territoriale, non riconducibile meccanicamente a macroaree geografiche, pur permanendo una situazione di maggiore sofferenza e tempi lunghi nel Sud e nelle Isole, - l’elemento dimensionale ed il turn over dei magistrati, con molti piccoli e medio piccoli Tribunali in situazioni critiche, - i flussi di specifiche materie in costante aumento (protezione internazionale, cittadinanza, ATP previdenziali). E’ comunque interessante come lo stesso Monitoraggio Statistico degli indicatori Pnrr del Ministero segnali come le pendenze civili delle Corti di Appello siano concentrate al 65 per cento in 4 Corti: Roma, Napoli, Catanzaro e Palermo, mentre il 70 per cento delle pendenze civili nei Tribunali “si concentra(no) in 35 sedi tra cui i Tribunali metropolitani di Roma e Napoli, seguiti da Bari, Catania e S. Maria Capua Vetere (tutti con oltre 10000 fascicoli).”
L’estrema difficoltà di raggiungere gli obiettivi del PNRR sembra sia nota a tutti salvo che a Ministero e Governo, almeno a leggere i comunicati ufficiali.
CIVILE | ||||
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Disposition Time | DT 2024/19 | Clearance Rate 2024 | Arretrato | |
Tribunali | 488 | -12,2% | 1,0 | -73,3% |
C. Appello | 576 | -11,8% | 1,13 | -70,5% |
Cassazione | 944 | -27,5% | 1,27 | |
Totale | 2008 | -20,1% | 1,2 |
L’inerzia ministeriale
Quanto stupisce è l’inerzia ministeriale: i diversi documenti prodotti si limitano a distribuire incoraggiamenti e suggerimenti, quasi fossero osservatori dall’esterno con iniziative episodiche prive di organicità e visione.
Sono stati persi tempo e occasioni: - non è stata fatta un’analisi dei diversi modelli organizzativi per esportare i migliori, - sono state sinora abbandonate le idee e proposte che erano state sviluppate nell’ambito del Pon Governance, finanziato con fondi europei, - non è mai stato creato un gruppo guida coordinandosi tra Ministero, Csm, Consiglio Nazionale Forense, Scuola superiore della magistratura e uffici giudiziari, - si è lasciata costantemente aumentare sino a livelli critici la scopertura del personale giudiziario, - non è stata data una prospettiva chiara per l’Ufficio per il processo e per gli addetti UPP e per l’altro personale Pnrr assunto a tempo determinato, - l’assegnazione della II tranche di addetti UPP è stata effettuata in modo burocratico e non seguendo risultati e necessità, - non sono mai stati svolti interventi mirati di supporto. Gli uffici giudiziari sono stati lasciati soli e l’attenzione del Ministro e del Ministero è stata costantemente volta altrove, alla grande riforma costituzionale e ad interventi processuali e sostanziali, in un clima di conflitto e contrasto con la magistratura.
Non pare particolarmente lungimirante anche l’ultima ipotesi proposta dal Ministero di applicazioni straordinarie da remoto di 500 magistrati civili che, rimanendo incardinati nelle proprie sedi dovrebbero per sei mesi (prorogabili una volta), tenere udienza e scrivere i provvedimenti (almeno 30) di altre sedi in difficoltà dietro pagamento di un incentivo di circa 600 € mensili oltre a un punteggio di anzianità aggiuntivo.
Ipotesi incerta quanto all’esito e alla fattibilità e comunque insufficiente (si tratterebbe di un massimo di 30000 definizioni in un anno) che apre molte perplessità sia quanto all’individuazione delle cause da affidare a questi magistrati, sia quanto alla gestibilità di queste cause oltre al carico ordinario (che rimarrebbe), sia quanto al precedente che introdurrebbe (con la fine della competenza territoriale e del principio del giudice naturale e l’introduzione di una sorta di cottimo).
Le possibili soluzioni
Ora manca poco più di un anno e occorre pensare alle possibili iniziative per migliorare definizioni e clearance rate, oltre che all’ipotesi di rinegoziare obiettivi e tempi. Il recente reclutamento di magistrati che prenderanno possesso negli uffici di primo grado, anche se tardivo, sicuramente sarà di grande utilità, ma comunque insufficiente. Reclutamento che dovrebbe essere accompagnato da una concretizzazione del piano assunzionale di assistenti, cancellieri e dirigenti e dalla stabilizzazione del personale precario PNRR, a partire dai funzionari dell’Ufficio per il Processo.
Si potrebbe pensare ad interventi mirati quali un ampliamento della magistratura onoraria prevedendo la permanenza dei giudici ausiliari presso le Corti di Appello sino al 30 giugno 2026, reclutando immediatamente anche i giudici onorari di pace che avevano superato il tirocinio nell'ultimo bando e non immessi (la normativa prevede che vengano individuati due aspiranti, per poi accoglierne uno solo).
PENALE | ||||
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Disposition Time | DT 2024/19 | Clearance Rate 2024 | ||
Tribunali | 316 | -19,4% | 0,99 | |
C. Appello | 607 | -27,3% | 1,37 | |
Cassazione | 81 | -51,5% | 1,11 | |
Totale | 1004 | -28,0% | 1,03 |
Si potrebbero poi creare task force di supporto sia per la definizione dei procedimenti (puntando su magistrati e avvocati in pensione), sia, coinvolgendo le Università, come contributo gestionale alle Corti di Appello ed ai Tribunali con DT piuttosto elevati e che non evidenziano alcun trend di miglioramento. Questo focalizzando l’intervento sulle 15 – 20 sedi che hanno pendenze significative e la cui eliminazione viene ad essere strategica.
Parallelamente occorrerebbe verificare la possibilità di una rinegoziazione di parametri e tempistiche del Pnrr giustizia. Una prima richiesta dovrebbe essere quella di comprendere nella determinazione del DT anche i procedimenti monitori, oggi assurdamente esclusi. Assurdamente in quanto nel nostro sistema sono provvedimenti giudiziari che tra l’altro spesso diventano esecutivi e che risolvono un’ampia fetta del contenzioso. Comprendere i decreti ingiuntivi porterebbe ad un fortissimo miglioramento immediato del DT e consentirebbe di concentrarsi sull’eliminazione dell’arretrato. In seconda battuta la rinegoziazione potrebbe chiedere di rivedere i tempi e di spostare il raggiungimento dei target proposti di due anni, con un piano pluriennale successivo di ulteriore abbattimento dei tempi.
Ipotesi di interventi e di rinegoziazione diverse che possono essere perseguite contemporaneamente. Quanto non si può accettare è la rassegnazione e l’immobilismo.
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