Un apparato di quasi 40 dipendenti, da mettere sotto il controllo di palazzo Chigi, per vigilare sui fondali marini, diventati all’improvviso strategici. Ma creando un doppione potenzialmente dannoso per la gestione delle competenze sulla sicurezza subacquea. Le chiavi del nuovo organismo, ribattezzata «Agenzia per la sicurezza subacquea» (Asas), sono pronte per essere affidate al ministro per le politiche del Mare, Nello Musumeci, fedelissimo di Giorgia Meloni.

Ma un ampio potere è assegnato anche al ministro della Difesa, Guido Crosetto, chiamato a proporre il direttore della struttura, che avrà un costo iniziale di 8 milioni e 600mila euro. Ci sono tutti i crismi per veder nascere l’ennesimo carrozzone made in Italy. Anche perché, secondo le previsioni di spesa, per l’Asas nel prossimo triennio la la spesa volerà sopra i 20 milioni di euro. Da anni si parla di riduzione della spesa pubblica tagliando i trasferimenti agli enti pubblici, invece ecco che spunta dal cilindro un altro organismo con la benedizione della presidente del Consiglio Meloni, prima firmataria del disegno di legge che ha accelerato l’iter al Senato.

L’obiettivo dell’iniziativa governativa è quello di mettere ordine nelle competenze relative alle attività subacquea. Per questo l’esecutivo sventola la necessità di dare un’adeguata regolamentazione al settore. La legge interviene su vari ambiti con un corposo articolato. Dopo la riforma con il ddl sullo spazio, quello dei fondali marini, è stato lo slogan rivendicato dal ministero di Musumeci, che sarà il principale protagonista della riforma.

Ma tanta fatica non è a costo zero. Anzi. È stata prevista proprio, come elemento distintivo, la fondazione dell’agenzia per cui il governo Meloni mette in conto l’assunzione di 39 dipendenti, tra cui un direttore generale, che dovrà essere indicato dal ministero della Difesa Crosetto d’intesa con il collega Musumeci. La presidenza del Consiglio dovrà apporre l’ultima firma sulla nomina. Non solo.

L’Asas potrà reclutare due dirigenti di prima fascia da piazzare a capo dei rispettivi uffici, che saranno articolati in base alla definizione del regolamento interno. Da individuare anche la sede. Il conto presentato alle casse statali ammonta esattamente a 8,6 milioni di euro per il primo anno: 2 milioni sono a budget solo per l’acquisto degli strumenti informatici.

Dopo la fase di avvio, l’esborso per tenere in piedi la struttura sarà di poco inferiore ai 6 milioni e mezzo di euro. E da dove vengono prese questi soldi? Al solito, paga Pantalone. Le risorse, come riporta l’articolo sulle disposizioni finanziarie, vengono attinte direttamente dai fondi previsti per la legge di Bilancio, il famoso “fondino” spesso assaltato durante la manovra da maggioranza e opposizioni che vede spesso a guardia il ministero dell’Economia.

Insomma, se tante misure proposte dai parlamentari si infrangono contro il muro del rigore sui conti, per l’ennesima agenzia pubblica una ventina di milioni per i prossimi tre anni si possono sempre reperire. Per l’Asas è stata studiata poi un’ampia autonomia organizzativa. Viene fornita anche la possibilità di reclutare consulenti attraverso – secondo quanto si legge nel testo – «assunzioni a tempo determinato, con contratti di diritto privato, di soggetti in possesso di alta e particolare specializzazione debitamente documentata, individuati attraverso adeguate modalità selettive». Dunque, una consulenza si può assegnare con facilità.

Ma di cosa si dovrà occupare nello specifico l’agenzia per la sicurezza subacquea? Il primo compito, fissato nel lungo elenco di competenze scritte nel testo, è quello di curare «i rapporti con i competenti organismi, istituzioni ed enti europei e internazionali». Né più né meno che una funzione di raccordo. E ancora l’Asas avrà l’imprescindibile compito di promuovere convegni, giornate di studio e incontri sulla cultura della sicurezza della navigazione e svolgere «attività di comunicazione e promozione della consapevolezza in materia subacquea, al fine di contribuire allo sviluppo di una cultura nazionale in materia».

Tra le finalità dell’agenzia appare una serie di adempimenti tecnici istituiti dalla riforma voluta dal governo Meloni. Tra questi, per esempio, c’è la «regolazione del libretto personale informatico degli operatori subacquei e iperbarici». A sollevare i dubbi sull’opportunità di fondare questo organismo, è stato il comando delle capitanerie di porto. «Duplicazioni procedurali, conflitti di competenza e rallentamenti operativi che si potrebbero determinare in assenza di un meccanismo efficace di coordinamento tra Asas e le altre autorità già operanti nel settore», ha denunciato l’ammiraglio ispettore capo, Nicola Carlone, durante l’audizione al Senato. Uno dei punti chiave della memoria, depositata dal comando, ha evidenziato in estrema sintesi il pericolo «di sovraregolamentazione e di incertezza attuativa». Proprio a causa dell’agenzia.

Da più parti, dunque, emergono perplessità sull’istituzione della nuova agenzia pubblica. Il governo, però, è intenzionato ad andare avanti. «L’ambiente subacqueo sta acquisendo una crescente rilevanza per la presenza di importanti infrastrutture di valenza strategica, in comparti quali quello energetico – gasdotti, oleodotti, elettrodotti – quello della comunicazione – cavi in fibra ottica che abilitano il 99 per cento del traffico dati globale – dell’estrattivo e dello stoccaggio di anidride carbonica», spiega con convinzione il governo nella relazione che presenta la riforma. Lo spin governativo è insomma quello di un intervento necessario per la sicurezza nazionale.

La riforma non è del resto un colpo a sorpresa. Viene da molto lontano. Il progetto dell’Asas aveva già preso forma lo scorso settembre con l’approvazione del disegno di legge nel consiglio dei ministri. Da allora sembrava sparito dai radar, a causa di un iter parlamentare iniziato a fatica. Solo a metà aprile, infatti, il ddl è approdato in commissione Ambiente al Senato.

A metà maggio è stato poi nominato il relatore Simone Petrucci, senatore di Fratelli d’Italia dando il via al ciclo di audizioni. Mentre giovedì scorso è scaduto il termine per la presentazione degli emendamenti. Insomma, c’è stata l’accelerazione del percorso, visto che il provvedimento deve passare al vaglio di palazzo Madama, compreso il voto in aula, e poi della Camera. E dal prossimo ottobre incombe la sessione di bilancio. Ma il target è ben preciso: consegnare la nuova agenzia a Musumeci possibilmente entro la fine dell’anno. Insieme al pacchetto di risorse di cui dispone.

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