Due foto che fanno il giro del mondo, ma in nessuna delle due compare Giorgia Meloni. Alla fine, la premier può parlare di «significato enorme» dell’incontro bilaterale tra Donald Trump e Volodymyr Zelensky, ma non compare nell’altra immagine, quella in cui si vedono con il presidente ucraino oltre al tycoon anche Keir Starmer ed Emmanuel Macron.

Poco importa: quello a quattro era soltanto un saluto, l’incontro “vero” è quello tra Trump e Zelensky, è il ragionamento che filtra da Palazzo Chigi, desideroso di intestarsi un successo diplomatico, nonostante non siano noti i contenuti del colloquio tra i due presidenti. Ma anche solo nel mettere in piedi quel faccia a faccia da un quarto d’ora prima dell’inizio delle esequie Meloni ha giocato la sua partita, provando a disinnescare il livore che lo scontro nello Studio Ovale aveva lasciato tra Kiev e Washington.

Di incontri politici ai margini dei funerali di papa Francesco ce ne sono stati comunque a iosa, nonostante la presidente del Consiglio non ne fosse entusiasta, desiderosa di concentrare tutte le trattative nella prossima trasferta romana di Trump.

Quello più “pericoloso” per la premier, il faccia a faccia tra Ursula von der Leyen e il presidente americano, però, alla fine non ha avuto luogo. Ciononostante filtra da Chigi una soddisfazione per il disgelo (per cui Meloni ha lavorato nella sua trasferta) tra Trump e la numero uno della Commissione, cristallizzato in una stretta di mano tra i due.

Solo occhi per Washington

Proprio la gioia per l’assenza dalla scena della presidente della Commissione nelle foto più rilevanti della giornata filtra invece prepotente dalla Lega, dove corrono a intestarsi anche l’attenzione generale per il presidente americano. «Von der Leyen nella foto non c’era, ma c’era Starmer, nonostante negli ultimi anni avevano dato il Regno Unito per finito sul piano geopolitico», dicono. «”L’impresentabile” Trump, invece, è stato l’uomo che tutti hanno cercato di avvicinare». Per il resto, i commenti somigliano un po’ alle parole della volpe che non riesce a raggiungere l’uva protagonista della favola di Esopo: «La foto con Macron e Starmer assomiglia ai Bari di Caravaggio. Meloni non sarebbe stata bene in quel quadro».

Nel frattempo la premier, dopo aver avuto anche lei una breve conversazione con il presidente americano a favore di flash, si è concessa un pranzo con Javier Milei, che aveva abbracciato calorosamente già sul sagrato di San Pietro, e dopo aver salutato il presidente argentino ha accolto a palazzo Chigi proprio Zelensky. Nessuna foto dell’incontro che dura poco meno di un’ora mentre l’Air Force One di Trump è già in viaggio sopra l’Atlantico, ma una raccomandazione in direzione Mosca: Meloni «ha salutato positivamente la piena disponibilità dell'Ucraina per un immediato cessate il fuoco. Ora ci si attende che anche la Russia dimostri concretamente la propria volontà di perseguire la pace».

Una linea sostanzialmente sovrapponibile a quella sempre difesa da chi invece nella foto con Zelensky e Trump è comparso, come Macron e Starmer. Ma, dicono in zona Forza Italia, non conta la foto, ma quel che succede lontano da fotocamere e telecamere: «Quanto a telefonate e impegno politico la premier non si sta facendo mancare niente». Quindi nessun incontro alle spalle di Meloni e von der Leyen, che è pure parte dello stesso gruppo europeo di FI? «A quel colloquio dovevano esserci soltanto i protagonisti, il resto non conta. In quell’occasione per chi ci crede era presente lo Spirito Santo. Era uno Studio Ovale elevato in maniera quasi pittorica verso il cielo».

E se c’erano solo gli altri capi di governo presenti allo scatto, pazienza: «L’importante è che il topo si prenda, che il gatto poi sia nero o bianco passa in secondo piano».

Traguardo romano

Nessuna pregiudiziale, concordano tutti, sul vertice romano che Meloni vuole organizzare a stretto giro dopo aver consegnato di persona il suo invito alla Casa Bianca. Gli alleati di governo già pregustano un successo, che riguardi passi avanti sulla pace in Ucraina o almeno sui dazi che il presidente americano evoca ciclicamente. Nessun mal di pancia per lo scatto mancato di oggi: «Alla prossima foto con Trump saremo già di nuovo a discutere di quanto sia “avvassallata” al presidente americano», ragiona ancora il parlamentare azzurro.

Certo, resta il dubbio che gli alleati europei accettino che a ospitare le trattative tra l’Ue e gli Stati Uniti sia Roma. Il summit che ha in mente la premier è ancora tutto da organizzare, e non è detto che l’appuntamento che si sono promessi von der Leyen e Trump abbia davvero luogo in quell’occasione: «Certo, sarebbe antipatico se lo facessero altrove», dice un parlamentare, preoccupato.

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