Marciare divisi per colpire uniti. Dai referendum alla Rai, la settimana è iniziata con le manifestazioni delle opposizioni.

Ad aprire le danze Elly Schlein, che ieri mattina ha raggiunto un gruppo di parlamentari e volti del Pd romano a via Teulada, c’erano anche i riformisti Marianna Madia e Filippo Sensi. La compagine ha mostrato uno striscione contro «Telemeloni» e denunciato la «vergogna» delle scarsa copertura dei referendum da parte del servizio pubblico. Nel frattempo, Giampaolo Rossi e Roberto Sergio, da via Asiago (nuovo, provvisorio, quartiere generale della tv pubblica), si rallegravano dei successi in termini di ascolti portati domenica sera dal tennis degli Internazionali d’Italia. «Uno spettacolo di cui anche il pubblico televisivo è stato grande protagonista, premiando – con ascolti mai registrati prima per il tennis – la scelta del servizio pubblico di non privare la grande platea tv di un torneo che ha via via assunto i contorni del grande evento».

La giornata è continuata in maniera positiva per la governance, che ha incassato anche una buona notizia sul fronte sanremese: dalla Liguria è arrivata la notizia che il comune ha ricevuto una sola manifestazione d’interesse per la gestione del festival, quella della Rai. Gli americani del gruppo Warner si sono fatti da parte. «Hai visto mai che quei quattro consiglieri di provincia adesso cambiano toni» dice qualcuno all’ex settimo piano.

Terza botta di fortuna, la comparsata di Fiorello a via Asiago, che non si è limitato a far visita ai dirigenti (ha menzionato Sergio, non Rossi) ma si è fatto vedere anche a Radio2 dove, dopo giorni di indiscrezioni, ha ufficializzato il suo nuovo programma: “Radio2 Radio Show. La pennicanza” (in onda dalle 13.45 alle 14.30).

La radio per altro continuerà a essere al centro dei pensieri di Rossi almeno fino a giovedì, quando alla riunione del Cda in cui saranno presentati i piani editoriali e i vicedirettori di Tgr, Rainews e Raisport arriveranno anche le nomine dei canali radio. Nel frattempo si continua a sperare in una decisione a favore della Rai su Sanremo da parte del Consiglio di stato, che dovrebbe pronunciarsi proprio il 22.

Per addolcire l’arrivo dei nuovi direttori, intanto, a Radio1 un Francesco Pionati avviato verso la pensione si sta togliendo gli ultimi sfizi. Nell’ultima settimana di mandato ha nominato già un condirettore a cui ieri ha affiancato una serie di nuovi capiservizio e vicecaporedattori.

La protesta

Schlein, nel frattempo, scandiva «vergogna» sotto lo sguardo del murales che celebra Raffaella Carrà. «C’è la grande questione del servizio pubblico, di una riforma che renda la politica indipendente dai partiti. Siamo in ritardo, dall’8 agosto siamo in mora per il recepimento del Media freedom act, rischiamo la procedura di infrazione. Facciamo un appello per questa riforma, rischiano di pagare la multa gli italiani».

La riforma, verosimilmente, non arriverà. Dalle parti dei dem la convinzione è che, presentando un testo, la maggioranza rischi di invalidare il Cda eletto lo scorso autunno. Di fronte a questa possibilità, è il ragionamento, tireranno il tutto per le lunghe. «Tanto, la commissione Vigilanza è bloccata. E intanto, mettono al margine i nostri e governano la Rai».

In effetti, in barba alla promessa di recuperare l’identità di Rai2 e Rai3, i vertici hanno scelto due figure non invise a Fratelli d’Italia per presidiare l’edizione estiva di uno dei programmi di punta della terza rete come Agorà, Marco Carrara e la chigista del Tg2 Giulia Di Stefano.

La protesta dell’opposizione nel pomeriggio si è spostata sui social (nel caso di Matteo Renzi) e a piazza Vittorio (dove invece si sono riuniti Pd, M5s, Avs e Cgil). L’ex premier ha provato a illustrare la sua linea (astensione su tre schede, voto favorevole su cittadinanza e subappalti) in una conversazione con il «padre del Jobs act» Tommaso Nannicini, per fare «servizio pubblico, visto che altri non lo fanno». Schlein, Nicola Fratoianni, Angelo Bonelli, Riccardo Magi e Giuseppe Conte si sono invece ritrovati in piazza, dove la segretaria ha raccomandato ancora il rispetto «del diritto all’informazione» e sottolineato come il governo sia spaccato sul terzo mandato. Sulla stessa lunghezza d’onda Fratoianni, che ha spiegato come «l’invito all’astensione è codardia». D’accordo anche il leader Cinque stelle, che ha promesso di votare “sì” al quesito sulla cittadinanza «a titolo personale». «In un paese normale» di fronte ai quesiti sul lavoro «ci sarebbe informazione, ma qua l’informazione pubblica non sta fornendo gli spazi adeguati. E la democrazia può svilupparsi in modo sano solo in un contesto informato, ma non lo vogliono e non lo consentono».

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