«È stato un confronto aperto e sincero, durante il quale il ministro Giuli ha riconosciuto l’esistenza delle criticità che attraversano il comparto cinematografico italiano», dice a Domani Andrea Occhipinti, produttore e fondatore di Lucky Red, poche ore dopo la conclusione dell’incontro tra una delegazione del settore e il ministro della Cultura, Alessandro Giuli, dedicato alla crisi del cinema italiano.

L’incontro si è svolto nella mattina di venerdì 6 giugno al ministero dei Beni Culturali, alla presenza anche della sottosegretaria con delega al cinema, Lucia Borgonzoni (un segnale necessario dopo le polemiche dei giorni scorsi tra la leghista e Giuli). Le parti si sono riunite alle 10:30 e si sono salutate dopo circa due ore e mezza, causando un conseguente ritardo nell’avvio dell’assemblea pubblica prevista al Cinema Quattro Fontane.

Lo scontro Germano-Giuli

Le aspettative erano basse, visti i malumori accumulati nelle ultime settimane. Le tensioni erano iniziate circa un mese fa, durante l’annuale incontro al Quirinale tra il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, e i candidati ai David di Donatello. In quell’occasione, anche il ministro Giuli era intervenuto con un discorso accolto con freddezza da molti presenti.

Poco dopo, l’attore Elio Germano – candidato come miglior attore protagonista per Berlinguer di Andrea Segre – aveva dichiarato di aver «avuto molta difficoltà ad ascoltare il rappresentante della cultura del nostro paese, il ministro Giuli».

Il ministro aveva poi risposto pubblicamente all’attore, alimentando un dibattito acceso sui giornali e in televisione. Ne era nato un confronto serrato, culminato in una lettera aperta firmata da oltre 500 personalità del cinema italiano, indirizzata al ministro. La risposta è stata un invito ufficiale a una selezione di rappresentanti del settore per un incontro al ministero, da cui è scaturita la riunione del 6 giugno.

Tax credit

Secondo i partecipanti, il confronto è stato soddisfacente. «Ci potevano dire che è finita l’èra del cinema italiano e che era finita la mangiatoia, invece non è andata così, il ministro ha ascoltato», ha commentato Segre.

Uno dei risultati più graditi è la pubblicazione del decreto correttivo in materia di tax credit che ha recepito alcune modifiche attese dal settore. Il provvedimento, oltre a rimodulare i requisiti per l’accesso al credito d’imposta per opere cinematografiche, televisive, web, documentari, animazione, cortometraggi e videoclip, introduce due nuovi obblighi per i beneficiari.

Il primo riguarda la trasparenza delle spese di produzione: per importi superiori ai 1.000 euro, le fatture e la documentazione di spesa dovranno indicare chiaramente il titolo dell’opera a cui si riferiscono. Finora, era sufficiente l’attestazione del revisore dei conti. Il secondo obbligo impone al produttore beneficiario di reinvestire, entro cinque anni dal riconoscimento del credito, una quota dei proventi in nuove “opere difficili”: documentari, cortometraggi, opere prime e seconde, film a basso budget o realizzati da giovani autori, non in grado di attrarre finanziamenti privati rilevanti.

Il decreto modifica inoltre i criteri di circuitazione per l’accesso ai contributi selettivi e introduce una sanzione: l’esclusione per cinque anni dal tax credit per chi presenti documentazione falsa o ometta gli obblighi di reinvestimento.

Solo un primo passo

Durante l’incontro, sono stati affrontati anche altri temi ritenuti strategici: l’impiego dei fondi europei, il coordinamento tra politiche centrali e Film commission regionali e il riequilibrio tra intervento pubblico e mercato, soprattutto in relazione alla distribuzione digitale.

Oltre al confronto tecnico, la delegazione ha presentato una serie di proposte: prosecuzione dei tavoli per introdurre controlli di qualità e limiti all’accumulo del credito fiscale; vigilanza sul rispetto degli obblighi di investimento da parte di televisioni e piattaforme; recupero degli anni contributivi 2024 e 2025; un bonus una tantum per i lavoratori; l’istituzione di un osservatorio permanente sul comparto e la creazione di un sistema di welfare con criteri di accesso equi. È stata inoltre sollevata la necessità di abbassare il numero minimo di giornate lavorative richieste per maturare l’anno contributivo ai fini pensionistici.

Nonostante il clima positivo e la decisione di presentare un comunicato unitario, i rappresentanti del comparto hanno ribadito che si tratta solo di un primo passo. Il nodo più urgente resta quello occupazionale: centinaia di lavoratori e lavoratrici del settore sono da mesi senza impiego, senza tutele e senza strumenti di sostegno al reddito. Come ha sottolineato uno dei referenti dell’associazione 100autori: «Bisogna far passare il messaggio che questo non è un settore di privilegiati». Ora si attende che al confronto seguano misure concrete.

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